Il Gruppo Giovani dell’oratorio San Benedetto Abate di Cetraro, guidato dal parroco Don Francesco Lauria, ha dato il via al ciclo di appuntamenti del progetto “Costruttori di Bellezza” con l’iniziativa “Chiacchiere da bar” che si è tenuto ieri sera, 2 gennaio, presso il Wine Note.
Il primo topic “Io e la mia città” è stato dedicato ai temi di etica, cittadinanza attiva e impegno sociale.
Ieri sera un gruppo nutrito di giovani cetraresi si sono incontrati per condividere idee, proposte e speranze per la città che abitano: c’erano universitari, lavoratori, fuori sede, tutti accomunati dalla passione per il proprio Paese.
Tanti sono stati gli spunti di riflessione emersi partendo delle esperienze e vissuti personali di ciascuno.
“Dallo slogan iniziale che ha aperto la discussione, tanti sono stati gli spunti di riflessione sui quali ci si è focalizzati, partendo delle esperienze e vissuti personali di ciascuno. Un evento che – auspicano i giovani del gruppo – ha attivato un processo di cambiamento delle coscienze per il bene comune e il pieno coinvolgimento delle nuove generazioni”.
“Oggi si respira un contesto sociale spesso arido – ha dichiarato il parroco don Francesco Lauria – in cui si registra distanza dalla “cosa pubblica”. Spesso ascolto i giovani e mancano in loro il senso di appartenenza, i punti di riferimento, spazi di confronto e di crescita, luoghi sani da abitare.
Da tutto questo nasce il progetto “chicchere da bar” che non ha nessuna pretesa se non quello di creare un’occasione di incontro e scambio di emozioni ed idee tra i giovani della città, per promuovere la cultura, attivare il bene comune, ascoltare i loro sogni.
L’immagine che abbiamo utilizzato è la figura geometrica del poliedro che richiama, come diceva don Tonino Bello, “la convivialità delle differenza”: nessuno di noi è soggetto già definito, ma si sviluppa sulla base dell’incontro con l’altro. Poiché unico e irripetibile, in una dialettica circolare della relazione, l’uomo costruisce il proprio pensiero grazie al reciproco scambio d’informazioni, nella differenza delle idee. Il pensiero divergente e la creatività sono la strada da percorrere per dare un volto nuovo alla nostra comunità, un volto autentico.
Ieri ho consegnato ai giovani presenti una parola, oggi usata ed abusata ma di cui forse fatichiamo a comprendere il vero significato: RESILIENZA.
Resilienza non significa resistere, affrontare, superare ogni ostacolo, ma saper assorbire l’urto per tornare nella situazione precedente meglio di prima. Come la barca a vela, auguro ai giovani di questa città di assorbire l’avversità del vento per tracciare la rotta da seguire”.